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giovedì 7 febbraio 2013

Contro la cultura del brevetto e del copyright

Macchina a vapore di James Watt (Wikimedia)
Articolo originale: Perché Napster aveva ragione

Continuiamo il nostro excursus sul diritto d'autore segnalando questo breve estratto di un libro da poco uscito dal titolo "Abolire la proprietà intellettuale" di  Michele Boldrin e David K. Levine edito da Laterza. Nel libro si propone una tesi originale e provocatori: i copyright e i brevetti sono un male perché limitano maggiori innovazioni. Il futuro, sostengono gli autori, dipenderà dalla nostra capacità di abolire la proprietà intellettuale.
«Quando un innovatore ha l'idea di un nuovo prodotto, ne produce delle copie da mettere in vendita: quelle copie dell'idea sono di sua proprietà esattamente come i suoi calzini e decide lui quante venderne e a che prezzo. La vendita riguarda sempre e solamente le copie: le copie di un'idea si possono vendere, non l'idea stessa. In assenza di monopolio intellettuale, una volta che io abbia venduto volontariamente una copia della mia idea ad altri – per esempio una copia di questo libro – costoro diventano i proprietari di quella copia mentre io serbo la mia idea insieme a tutte le altre copie che ho stampato ma non ancora venduto. Effettuata questa vendita, gli acquirenti possono fare ciò che pare loro più appropriato con le copie della mia idea, nello stesso modo in cui possono fare ciò che pare loro con il tritaghiaccio che avevano comprato ieri da qualcun altro. Senza proprietà intellettuale, in particolare, gli acquirenti di questo libro potrebbero dedicare del tempo e delle risorse per farne delle nuove copie al fine di rivenderle: se ne cambiassero il titolo oppure il nome degli autori o se si lanciassero in qualche inganno fraudolento, si tratterebbe di plagio, non di violazione della proprietà intellettuale; ma se cambiassero la copertina, la qualità della carta, la fonte dei caratteri, la catena distributiva, o perfino se modificassero il testo, inserendo un chiaro riferimento agli autori originali – non verrebbe violato alcun diritto di proprietà.»
Nell'articolo linkato si trova un breve estratto del libro in cui viene raccontata la paradossale storia di James Watt, inventore della macchina a vapore, il quale trascorse gran parte della propria vita ad utilizzare il suo brevetto per intralciare i propri competitori, piuttosto che migliorare la propria macchina; motore che invece ebbe una rapidissima evoluzione non appena i brevetti cessarono di essere validi.

Segnalo anche due recensioni-articoli del testo di due quotidiani economici:
Recensione intervista sul Corriere Economia "Brevetti: non fermate l'evoluzione"
Recensione sul Sole 24 Ore "Le stonature del copyright"

4 commenti:

  1. Non capisco come abolendo i brevetti poi si possa guadagnare

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    Risposte
    1. Concentrandoti sullo sviluppo della tua invenzione e sfruttando anche le innovazioni di altri non coperte da brevetti. L'idea per quanto provocatoria non è folle, pensa al Copyleft di Stallman (ecco mi hai dato un'idea per un post)...

      P.S. Grazie per il commento, lascio totale libertà di scelta nel tipo di log, ma perchè non firmarsi?

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  2. "più che mai, nell'era della comunicazione globale e di internet, l'artista non è un'isola ma scrive, compone, disegna sulla base di informazioni, emozioni, documenti, immagini, che l'intera umanità gli trasmette, il che implica un drastico ridimensionamento dei suoi diritti sia a livello morale che economico. Già prima dell'avvento del WEB, il Novecento è stato il tempo della dissacrazione del testo e del suo autore..."
    http://www.laveracronaca.com/index.php/component/content/article/35-consigliati/62-gennaro-francione-qnascita-ed-evoluzione-del-copyrightq

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